sabato 13 marzo 2010

Momenti.. Attimi..




La sera stessa, dopo essere uscito dal bar, sono andato sotto casa di lei. Avevo bisogno di vederla, di parlarle, di convincerla a non uscire con quello che secondo me non la meritava e a tornare da me. Dopo la telefonata della mattina non l'avevo più sentita. Probabilmente aveva spento il telefono per non farsi infastidire. Sono rimasto sotto casa sua fino le tre di notte. Lo avevo fatto per due sere di fila. Non sapevo nemmeno se fosse realmente a casa. Probabilmente era con lui. Per reagire alla tristezza che stavo vivendo in quei giorni, un pomeriggio, sono andato nel posto dove fanno la crema più buona del mondo. Mentre stavo per uscire, ho visto che dall'altra parte della strada c'era un super mercato.
"Potete tenermi il gelato? torno tra dieci minuti..."
"Non c'è problema."
"Grazie"
Non avevo molte cose da comprare. Cestello, biglietto del bancone degli affettati: numero trentatrè.
"Serviamo il numero ventotto."
Bene.
Ho iniziato il mio solito su e giù per le corsie. A un certo punto mi si è fermato il cuore: tra i miei biscotti preferiti e le fette biscottate, c'era una donna coi capelli lunghi, che indossava un bel vestito con i tacchi. Era bellissima. Mi sono bloccato, non avrei mai pensato di incontrarla in quel luogo. Lei, la donna che mi ha lasciato con le lacrime perchè non le davo il giusto amore, in una relazione importante per entrambi, in cui lei ha sofferto molto, che se n'è andata, e che esce con chi non la merita, la lei che amavo.
Cammina davantia a me e ha girato a sinistra. Io sono tornato indietro per cambiare corsia e andarle incontro fingendo di non averla vista. A metà corsia mi ha visto.
Mi ha chiamato con un'espressione di stupore.
"Oh, ciao" le ho risposto cercando di accentuare la mia per non farla sembrare vera.. E ho aggiunto:
"Che cosa ci fai qui?".
Certo, nella corsia di un super mercato, con il cestello in mano, non deve essere stata una domanda molto intelligente.
"La spesa".
"Anch'io."
"Beh, lo immaginavo.. come stai?"
"Insomma bene, tu?"
"Bene grazie"
"Pazzesco, è la prima volta che vengo qui a fare la spesa.. mi ero fermato nella nostra gelateria."
Quando dico quella frase, la parola nostra suona in maniera diversa dalle altre.
"Ti ho chiamata in questi giorni."
"Lo so.. ti ho anche risposto un pò di tempo fà per dirti di non farti sentire più."
"Ma perchè, sei arrabbiata con me?"
"Non sono arrabbiata"
"Allora perchè mi eviti?"
"Evito le tue telefonate non perchè sono arrabbiata, semplicemente non mi va.. non credo tu voglia chiedermi come sto."
"Anche quello, ma lo faccio soprattutto per dirti delle cose."
"Infatti, è proprio quello il motivo per cui non rispondo."
"Non capsco.. comunque sono sempre io, perchè mi tratti così, non sono un'estraneo."
"Appunto."
"Ho solo bisogno che ci parliamo un secondo."
"Io quello che avevo da dirti te l'ho già detto tempo fà. Non sono arrabbiata e non voglio sembrare dura e vendicativa. Non è una ripicca, semplicemente ora non sono interessata alle cose che hai da dirmi."
"Ma sono cose importanti, credimi.. cose su di noi."
"Sono importanti per te, e poi non c'è più un noi."
"Lasciamele dire almeno una volta"
"Davvero, credimi... non voglio che pensi che sia arrabbiata o altro. Se stai male mi dispiace, se potessi te lo eviterei. Anche per questo non ti rispondo, se ti sento stare male, sto male anche io"
"Mi manchi"
Mi ha guardato un secondo in più di quanto lo avesse fatto fino a quel momento. Le sue labbra si sono contorte in una smorfia, che forse voleva essere solo un mezzo sorriso.
"Come stanno i tuoi?"
"Non cambiare discorso"
Qualche secondo di silenzio. Sempre guardandomi negli occhi.
"Sei pazzesco"
"Cosa?"
"fai sempre così. Ogni volta che cerco di dimenticarti e costruire qualcosa tu torni e distruggi tutto quello che ero riuscita a mettere insieme. Ogni volta mi fai a pezzi."
"Ma questa volta e diverso"
Mi ha guardato e non mi ha detto niente. Sapevo a cosa stava pensando, lo pensavo anche io. Le mie erano parole che avevo già ripetuto troppe volte. Ha sorriso con tenerezza. Non era rancorosa o risentita mentre mi parlava. Era tranquilla. E lì, in quel momento, ho provato per la prima volta la sensazione di averla persa per sempre. Avrei voluto insistere, ma quell'espressione parlava chiaro.
"Mi dispiace se stai male. so cosa vuol dire ma, te lo ripeto, non sono arrabbiata con te. Sul serio."
La tristezza deve essere apparsa evidente sul mio viso, perchè lei sembrava dispiaciuta per me. Forse per questo ha aggiunto.
"Se ti và possiamo andare a bere un caffè quando hai finito di fare la spesa".
Ho fatto cenno di si con la testa e siamo usciti dal supermercato. Io non riuscivo più a dire nulla. Anche la sua tranquillità mi turbava. A parte la sorpresa iniziale, lei aveva gestito il nostro incontro tranquillamente, senza sbavature, senza imperfezioni.
Non aveva detto una sola parola sbagliata. la voce non tremava, non sembrava coinvolta emotivamente. A meno non più di tanto. Dava davvero l'idea che fosse riuscita a buttasi alle spalle la nostra storia.
Tutte le mie convinzioni a proposito del fatto che lei appartenesse a me e io a lei sembravano fossero solo nella mia testa. In quel momento me ne sono reso conto. E stato tutto chiaro.
"Devo ritirare il gelato, te la ricordi la crema che fanno?"
"Si ci vengo spesso, abito da queste parti adesso"
"Non abiti più nell'altra casa adesso?"
"E sempre casa mia. Abito da queste parti adesso. Con Lui"
"Adesso lo so"
"viviamo qui, questa è casa di Fabrizio."
Che fitta sentire quel nome, non aveva detto semplicemente lui. Perchè dargli tutta questa importanza? ho evitato di dirle persino che ero andato sotto il suo ufficio per vedere come lui era fatto.. e anche, inutilmente, sotto casa di lei ad aspettarla.
Ero a pezzi.
Fingendo una tranquillità che non provavo, stavo male, non riuscivo più a dire nulla su di noi. Non sò dove ho preso il coraggio, ma mi è uscito un..
"Ti và se invece del caffè prendiamo il gelato? e andiamo da me a mangiarlo?"
Non ha detto subito di no. Ha aspettato qualche secondo.
"bevo un caffè.. Devo tornare a casa."
"Che cos'hai da fare?"
"Niente di particolare..."
"Dai, vieni, così vedi anche la casa. Ho cambiato un sacco di cose. Ci mangiamo il gelato, Ti faccio un caffè e poi te ne vai... e ti prometto che non ti chiamo più, ti lascio stare,"
Mi ha guardato negli occhi.
"Questo me lo devi promettere anche se non vengo. Se veramente mi vuoi bene, devi capire."
Non ho detto nulla. Aspettavo la risposta alla mia domanda. Sapevo che non avrebbe mai accettato, ma ormai la sentivo così lontana che non avevo più niente da perdere.
"va bene.. vengo."
Un secondo dopo sul sedile posteriore della macchina c'erano i miei e i suoi sacchetti della spesa destinati ormai a due case diverse. Guidare con lei seduta al mio fianco mi faceva venire voglia di giudare fino alla fine del mondo. Con la coda dell'occhio vedevo le sue gambe e i suoi piedi. In mano teneva la vaschetta del gelato. Avevo paura che mi dicesse di fermarmi perchè aveva cambiato idea. Invece era tranquilla. Non lo ha fatto.
Salire le scale con lei era passeggiare nei ricordi.
Mi è venuto in mente quando siamo saliti a casa mia la prima volta, Dopo quella cena. La prima volta che abbiamo fatto l'amore.
In quel momento era tutto diverso. Non tanto per me, Quanto per lei. Per me non era cambiato niente. Io la desideravo anche in quel momento, avrei fatto la stessa cosa della prima volta:
L'averi presa con la forza, L'avrei baciata spingendola contro il muro.
Ma orami il muro era tra noi.
Lei, la donna che mi ha lasciato, che se n'è andata e che sta uscendo con lui sta girando per casa mia e io la guardo, osservo il suo modo di camminare che conosco bene; osservo le sue mani che si poggiano sugli stipiti delle porte mentre si ferma un'istante prima di entrare nelle stanze.
"Vuoi un bicchiere d'acqua?"
"Si, grazie."
Vado in cucina e mi accorgo di essere emozionato. Mentre verso l'acqua suona il cellulare. Ho paura che qualcuno, o qualcosa possa interrompere questo momento. Lei lo guarda, ma non risponde. Mette la funzione "silenzioso": il telefono continua a suonare, ma non si sente più. Lampeggia e basta.
Mi scappa dalla bocca un: "E lui?"
"Si."
"Vuoi rispondere? Vado di là se ti da fastidio."
"Lo richiamo dopo."
Come mi irrita che quel tipo la stia chiamando. Come mi fà incazzare che sa lui, ora, il suo quasi uomo.
Non so se in quel momento lui è infastidito dal fatto che lei non abbia risposto. A me la sua telefonata ha urtato molto.
"è geloso?"
Non mi risponde. Mi dice invece che sono diventato bravo a tenere le piante.
"é un amico che mi stà aiutando."
"Un tuo amico?"
"Si, e venuto a posta una volta e me le ha salvate. Ogni tanto torna a dare un'occhiata."
la guardo mentre beve. Mi sembra ancora più bella.
"Ti trovo bene, sei bellissima... come sempre."
Si siede sul divano. Senza dirmi nulla.
"La tv non ce l'hai più?"
"Ho il proiettore. praticamente il muro e la mia tv."
"Ah.. Quindi e grande?"
"Più o meno come tutta la parete."
Abbasso la tapparella.
"Che fai?"
"Se non c'è buio non si vede bene."
"No, no... non fà niente."
"Era solo per farti vedere."
"Non importa, ho capito..."
Sale il silenzio fra di noi, un silenzio che ci separa.
"Ho delle cose tue che hai dimenticato..."
"Che cosa?"
"Un libro, un paio di mutande..."
"Puoi tenerli tu."
Le preparo una coppa di gelato. "Tieni, questo e tuo. crema e stracciatella, i tuoi gusti preferiti."
Mi siedo sul divano, di fianco a lei.
Dopo qualche istante si alza e và verso la libreria.
"Mi sembra che i libri siano il doppio."
"Il doppio no, però molti di più si. Devo comperare una mensola nuova perchè non mi piace sdraiarli sopra gli altri."
Mi avvicino, sono dietro di lei. Sento il suo profumo. Allungo un braccio per prendere un libro; le stò praticamente addosso, tanto che lei si sposta.
Sto camminando su un terreno fragile. Ho paura di sbagliare una parola, una mossa, un piccolo gesto. Temo che la mia faccia mi tradisca, che mostri le mie paure, i miei desideri. Decido di mettere della musica, anzi no, meglio di no: potrebbe pensare che sia un tentativo di creare un'atmosfera. Non capisco se è veramente tranquilla o se stà fingendo. Se stà fingendo è bravissima, perchè non sbaglia nulla. E soprattutto sembra a suo agio.
"Mi piacciono i mobili nuovi che hai messo. Stanno bene.. mi è sempre piaciuta questa casa."
"Perchè non torni, allora? questa casa parla ancora di te, la mia vita parla ancora di te, io parlo ancora di te. guardati attorno.. tu sei quì, sei tra questi mobili, tra questi piatti, tra queste lenzuole, molte di queste cose sono nostre. Torna... sei già quì, sei sempre stata qui, manca solo il tuo si per ricongiungere tutto."
Sorride, mangia un cucchiaio di gelato e non mi risponde nemmeno. Vado a prendere un piatto in cucina.
"Lo vedi questo? lo uso tutte le volte che mangio. Guarda come mi sono ridotto, a usare un piatto rovinato solo perchè lo hai scheggiato tu... te lo ricordi? lo abbiamo comprato assieme.."
"Si, mi ricordo."
"Non desidero un piatto nuovo, preferisco il tuo, anche se è scheggiato. Non lo cambierei con nessun piatto al mondo. Lei ride. Stiamo ridendo insieme. Quando lei rideva il mondo si fermava. Sempre. Ed è ancora così.
"Se mi dici così mi sà che devo fare davvero qualcosa per salvarti.."
Scherziamo ancora un pò, ricordando serate passate insieme a ridere e giocare, prendendoci in giro.
A un certo punto mi chiede: "Posso andare in bagno?"
"Non devi nemmeno chiederlo, sai dov'è"
Mentre è in bbagno, cerco di capire cosa devo fare, cosa è meglio dire,come devo comportarmi. Apro la porta finestra che da sulla terrazza, e esco a prendere una boccata d'aria fresca. Penso che è questo il momento giusto per convincerla a tornare da me, anche se ormai la sento lontana. Abbiamo scherzato e ho avuto la sensazione che le cose si stessero mettendo meglio. Devo riuscire a farla ridere ancora, essere allegro, divertente.
mentre penso a cosa dire, lei esce dal bagno e mi anticipa: "Ora è meglio se vado."
Per fortuna pensavo si fossa messa bene.
"No, non andare"
"Si, è meglio così"
"Ancora cinque minuti."
"Devo proprio andare. Mi ha fatto davvero piacere tornare quì e vedere la casa. Anche incontrare te."
"Ti accompagno con la macchina"
"No, grazie"
"Ma hai anche i sacchetti della spesa."
"Non ti preoccupare"
Si rimette la giacca, prende le sue cose e si avvia verso la porta. Io mi sento morire. lei è davanti la porta di casa e se ne stà per andare. Ci guardiamo, mi abbraccia e mi da due baci di circostanza.
"Ciao"
Non riesco a salutarla. Non riesco nemmeno a dirle un semplice "ciao". Poi invece le dico:
"Ti chiedo di rimanere, questa volta, con me."
"Questa volta e diverso, e troppo tardi..."
Ci riprovo e gli dico:
"Non è troppo tardi. Ascoltami, lo so che per stare insieme a me avresti dovuto rinunciare ad alcune cose, questo secondo te, ma sono quì e le cose non cambieranno nella tua vita."
"Adesso non si può, e tardi, ora vado."
" devi fermarti quì, da noi, voglio, amarti, voglio che ti siedi al mio fianco, voglio potermi girare e saperti al mio fianco. Voglio poter appoggiare la mia mano sulla tua gamba mentre siamo seduti a cena con altra gente. Voglio tonare a casa in macchina con te, commentare con te, criticare con te. Voglio addormentarmi, svegliarmi, mangiare, parlare con te. Voglio parlare guardandoti negli occhi o gridando da un'altra stanza della casa. Guardarti camminare, aprire il frigorifero, preparare la tavola e fare da mangiare insieme. Voglio sentire il rumore del phon provenire dal bagno. Voglio poterti dire tutti i giorni quello che sei tu per me. Voglio poter litigare con te. Voglio vedere i tuoi sorrisi. Voglio asciugare le tue lacrime.
Voglio che durante una cena tu mi dica di tornare a casa perchè sei stanca e hai sonno. Voglio essereci quando hai bisogno di chiudere il vestito. Vogli essere di fronte a te quando indossi gli occhiali mentre facciamo colazione al mare e voglio offrirti il pezzo di torta più buona. Voglio poter scegliere un paio di orecchini per te in un negozio, voglio dirti che stai bene con un nuovo taglio di capelli, voglio che ti aggrappi a me mentre inciampi. Voglio esserci mentre compri i tuoi tacchi nuovi.
"Possiamo farlo, possimao tutto, possiamo tornare dove siamo già stati e scoprire tante cose nuove. E sarà ancora più bello.
"Ma soprattutto voglio un figlio da te. Voglio un figlio che ti assomigli, che abbia i tuoi occhi. Voglio che la mattina venga fra noi due nel letto. Voglio fargli il solletico insieme a te.
"Sei tu, sono io, siamo noi. Resta."
lei mi disse:
"E troppo tardi"
"Non è mai troppo tardi."
Si avvicina a me dicendomi sssshhhhhhh... con la bocca e posandomi un dito sulle labbra.
Mi dice basta.
Smetto di parlare. La guardo negli occhi, le prendo il dito e lo bacio. Mi aspetto che lo tolga subito. Invece no, lascia che le prenda la mano e gli dia piccoli baci continui. Poi le bacio il polso e il braccio. Lei non dice niente. Forse dovrei smettere e convincerla a rimanere ancora un pò, ma non riesco a fermarmi e intanto sono giunto al gomito e alla spalla e dalla spalla alla spallina del vestito che, come un ponte, mi porta al collo. sento l'odore della sua pelle. Continuo a baciarla, e più lo faccio e più sò che mi sto avvicinando alla fine. So che la sto baciando per l'ultima volta. per pochi secondi ancora. per quanto ancora me lo concederà.
Non ho più paura di sbagliare. E la bacio. la bacio sulla bocca. Le mie labbra sulle sue mi fanno esplodere il cuore di gioia. Non mi stancherei mai. Lei apre la bocca. Sento la sua lingua morbida sulla mia. Neppure la prima volta è stato così potente. Neppure la prima volta ho provato questa sensazione inebriante. Sto impazzendo d'amore. Il cuore mi batte in gola. Non capisco più nulla.
Continuo a baciarla tenendo il suo volto tra le mie mani. Lei lascia cadere la giacca che tiene in mano. La spingo contro il muro. lo stesso muro dove abbiamo già fatto l'amore. Faccio scivolare una mano dietro la schiena, sento la cerniera del vestito, l'abbasso e lo faccio cadere. Le slaccio il reggiseno. Riconosco subito la forma del seno, i suoi capezzoli. Prendo un seno con tutta la mano, poi comicio a baciarlo. Le afferro i capelli dietro la nuca, appena sopra il collo, e tiro con un gesto brusco. Il suo viso è rivolto verso l'alto, e il collo sembra fatto per essere morso. Lei inizia a slacciarmi la camicia, mentre le mie mani sono sulle sue coscie. Ogni dubbio, ogni tentennamento, ogni incertezza è svanita. Scivoliamo sul pavimento. La mia bocca si fa strada tra le sue gambe. Le sue mani sulla mia testa. La bacio mentre le sue dita incominciano a stringermi forte. A sempre fatto così, riconosco anche questo gesto. Riconosco tutto e tutto mi sconvolge. Tutto è ancora più potente della nostra prima volta. Ogni ansimo, ogni respiro,ogni tocco, ogni bacio ha qualcosa di familiare e di nuovo al tempo stesso. Lei preme la mia testa verso il suo corpo, e tesa, ansiama, poi inizia a tremare. Io so che quando fa così dopo qualche secondo sento il suo sapore più forte in bocca. La conosco a memoria. Dopo qualche minuto viene. Sulle mie labbra, nella mia bocca. Lei. La mia donna. So che ora vorrebbe spingermi via,e come sempre, anche questa volta appena lei inizia a farlo io oppongo resistenza. Perchè come sempre voglio baciarla ancora. Mentre cerca di riprendersi, io mi sfilo i pantaloni, e le sposto le mutande. Tutto e rapido, intenso, pieno di ansimi. Appena entro dentro di lei e come se ci calmassimo, quasi fossimo arrivati da qualche parte. Arrivati a noi. Ci guardiamo negli occhi come se non ci fosse stato nessuno stacco tra di noi. Sento la sua pelle calda, i seni schiacciati sul petto, le gambe che mi avvolgono.
"Ti odio" mi dice all'improvviso.
"Non mi odi. Tu mi ami" Le rispondo.
"No, non ti amo. Io ti odio."
"Tu mi ami, dimmelo che mi ami."
Sento le sue unghie premere sulla mia schiena.
"Dimmi che mi ami, lo so che mi ami ancora.. dimmelo"
Le unghie oramai mi entrano nella carne.
"Mi fai male"
"Lo so"
"Dillo che mi ami"
"Ti odio, ti odio, ti odio."
Cerca di spingermi via, di liberarsi da me.
"Basta, vattene, spostati.. lasciami andare..."
Mi spinge con violenza. La prendo per i capelli e tiro.
"Mi fai male"
"Lo so"
"Lasciami"
"Dimmi che mi ami"
"Smettila lasciami andare! Ti odio, T'ho detto che ti odio."
le do uno schiaffo. "Dimmi che mi ami"
"Smettila.... io non ti amo, ti odio."
Cerco di entrare di nuovo dentro di lei. Le sue gambe sono rigide, non si aprono. Le do un'altro schiaffo. "Apri le gambe"
"Lasciami stare"
Ancora uno schiaffo, lei non oppone resistenza, mi avvicino e entro dentro di lei. Le prendo il viso tra le mani e la guardo negli occhi. La stringo forte. Muove la testa a destra e sinistra per liberarsi. La oblioggo a guardarmi. Lei cerca di mordermi.
"Smettila di mordermi. Dimmi che mi ami."
Mi guarda negli occhi, in questo sguardo è lei. In questo sguardo trovo la donna che amavo.
"Dimmi che mi ami"
I suoi occhi si riempiono di lacrime:
"Ti Amo. Ti Amo...Ti Amo...Ti Amo..."
Mi abbraccia.
"Ti amo anch'io. Mai come adesso."
Lei mi stringe forte, così forte che faccio fatica a respirare. Rimaniamo fermi,abbracciati per un'eternità. Poi mi vuole dentro di lei. Facciamo l'amore. Ci guardiamo negli occhi, le sposto i capelli, le accarezzo il seno; lei mi infila le dita fra i capelli. Mi bacia ovunque, bocca, guance fronte, collo. Non c'è più rabbia.
Non ci diciamo nemmeno una parola, ma i nostri sguardi quando si incontrano si dichiarano amore. Mi muovo dolcemente dentro di lei, poi con movimenti lenti e lunghi. La schiena inizia a irrigidirsi, i muscoli tendersi. Sento che sta per venire. Le prendo una mano. le dita si intrecciano con le sue. Il mio palmo sul suo. Stringiamo forte.
le sussurro,: "Aspetta amore mio, non venire.. aspetta un'istante, aspetta ancora un secondo. Vieni con me.
Voglio che quello che sto sentendo in quell'istante duri per l'eternità. Mi fermo un'istante dentro di lei. Poi inizio a muovermi ancora più piano, dentro e fuori.
"Aspettami, ancora qualche istante" le dico. "Solo un pò... solo un'altro pò.."
Lei mi guarda e fa si con la testa, senza parlare. Fa solo dei piccoli suoni soffocati.
Mi sento potente. Sento di possederla, dopo averla desiderata molto tempo. La guardo mentre sta per esplodere. la faccia è arrossata e vedo sulla sua fronte leggermente sudata spuntare le piccole vene che conosco benissimo. Mi chino su di lei e le sussurro:"Tia amo, amore mio.. lo sai che ti amo? vorrei un figlio con te adesso.. dimmi che lo vuoi anche tu. Io sono pronto."
Lei chiude le palpebre, serrandole forte per qualche secondo, poi le riapre e mi fissa negli occhi.
"Dimmi che lo vuoi" Le ripeto.
Continua a fissarmi. Le labbra strette come quando si resiste a un dolore. Poi inizia a dirmi di si, muovendo lentamente la testa. Gli occhi sempre più lucidi. io sono felice, come non lo sono mai stato. Ogni cellula del mio corpo è piena di forza. sento il mio orgasmo avanzare potente. "Ti amo, amore mio.. non smettere di guardarmi negli occhi, guardami bene.. e adesso.. lasciati andare, libera tutto, adesso.. adesso, amore mio.. adesso.. vieni.. vieni con me.. adesso.. Eccomi!"
Sento partire il suo piacere da molto lontano, arrivare al culmine ed esplodere insieme con il mio.
Ansimiamo stringendoci forte, con tutto il corpo in tensione, in un orgasmo lungo, in un orgasmo infinito.
mi ritrovo in una dimensione sospesa, nel vuoto. ci metto qualche minuto a tornare in me. A capire dove sono e cosa sia successo. Sono sdraiato sul pavimento, nudo, coi vestiti sparsi in giro. Di fianco a me la donna della mia vita. lei che ha appena confessato di amarmi ancora. Fisso il soffitto in silenzio, poi mi giro verso di lei. Mi sta guardando. mi sorride e mi accarezza. I suoi occhi sono rossi, ancora gonfi di lacrime. Si avvicina lentamente e mi da un bacio sulla punta del naso, poi sulle labbra. Continua ad accarezzarmi. Inizio ad accarezzarla anch' io, sempre in silenzio.
Poi le dico: "Non andartene più da qui."
"In questi anni ho pensato che l'idea che ho sempre avuto dell'amore fosse un'idea che in realtà non esiste. Invece tu oggi mi hai fatto sentire che c'è. Quell'amore sei tu, adesso."
"Per questo devi tornare da me. Siamo destinati a stare insieme. Se ancora oggi mi guardi con questi occhi vuol dire che anch'io qualcosa ti ho dato. Sono quì per te. Sono qui per noi. Sono sicuro che anche tu capisci questo. Lo so che non devo convincerti. Lo so che lo senti."
"Certo che lo sento, ma non possiamo più tornare in dietro, è troppo tadi."
"Non è troppo tardi. cosa ti impedisce di tornare indietro da me: la cerimonia, il ristorante prenotato?"
Silenzio.. lei inizia a baciarmi il viso; naso, occhi sopracciglia, guance,mento.
"E se ti dicessi che è troppo tardi perchè sono incinta?"
"Come incinta?" Chiedo aprendo di colpo gli occhi.
"Si, se ti dicessi che sono in cinta? per questo è tardi, non per il ristorante o la cerimonia."
Mi alzo appoggiandomi su un gomito per guardarla in faccia, per capire se sta scherzando.
"guardami in faccia, se sei incinta davvero o me lo stai dicendo perchè vuoi che ti lasci in pace?"
"Scegli tu."
"Non lo sei. lo dici perchè non ti fidi di me. Neppure se fossi davvero incinta io non ti vorrei con me. ma tu non lo sei. Non avresti mai fatto l'amore con me altrimenti. E comunque ti prendo anche con un figlio. se due persone si amano, sono destinate a rimanere insieme."
"Sarebbe bello se fosse vero, a volte ci si ama, ma i tempi sono sbagliati, noi siamo cresciuti su delle basi difficili, che ci hanno fatto credere che non siamo l'uno per l'altro. Noi abbiamo sbagliato i tempi."
"Sei tu che ti sbagli. Non è tardi. Ci siamo trovati grandi insieme in meno della metà del tempo di lui, abbiamo provato emozioni talmente forti da farci soffrire come non meritavamo. E poi, mentre facevamo l'amore hai ammesso di voler un figlio da me."
"Io ti ho sempre amato. Ti amo adesso come la prima volta. Ti amo come quando me ne sono andata. Ti amo come ti ho amato in questo tempo che non ci siamo sentiti.. le vere emozioni le provo solo insieme a te. mi piace stare insieme a te, perchè mi piace come mi guardi, come mi coccoli, come ti prendi cura di me, come mi parli, come mi tocchi, come facciamo l'amore. Mi piacciono le tue vulnerabilità, quelle che ostinatamente tieni nascoste. Mi piace scovarle. Riconoscerle. Capirle. Mi piaci anche se sei stato spesso un prezzo alto da pagare. Hai vinto. Solo con te ho desiderato avere un figlio perchè so che tu sarai un bravo padre e perchè non ho tenuto a nessun'altro come a te. Ti sento sempre, anche quando non ci sei. Per nessuno provo quello che provo insieme a te. Nemmeno con lui che sto uscendo."
"Anch'io ti amo, e voglio che tu sia la madre di mio figlio. Nessun altra. Non sarebbe mio figlio altrimenti. Ritrovarti è la cosa più bella che mi sia capitata."
Ci abbracciamo e rimaniamo così per un pò. Più bello dell'eterno, sono gli attimi di eternità. Come tutto questo. Poi mi alzo e vado in bagno. Prima però le chiedo se è felice. I suoi occhi diventano lucidi e una lacrima le scende lungo la guancia; lei abbassa lo sguardo e mi risponde:
"Si, sono felice, quando esci posso farmi una doccia?".
"Lo sai che è anche casa tua e non devi chiedere"
"lo so, è anche per questo che sono felice adesso."
In bagno mi guardo allo specchio. I miei occhi sono pieni di luce. Mi sciacquo il viso e mi asciugo. Prima di uscire apro l'acqua della doccia per lei e prendo un asciugamano pulito dall'armadietto. E stata la prima volta che ho raggiunto l'orgasmo con il desiderio di concepire un figlio. E se non bastasse, continuerò finchè non accadrà.
"Che ne dici se stasera ce ne andiamo al nostro ristorante a festeggiare? poi magari ci troviamo con gli altri.." le chiedo con il cuore gonfio di gioia mentre torno da lei. Lei che finalmente è tornata, che ha detto di amarmi con le lacrime, che viviamo emozioni da pochi.
Torno in corridoio, e vedo la porta socchiusa.
Lei non c'è più.

1 commento:

  1. Angioletto, il tempo che vorrei!!!!nini si vive di amore,tu vivi di amore!!ho capito che ci tieni tanto, prometto che non sbufferò più quando mi dirai che stai leggendo un ennesimo libro di Volo!! Leggi più che puoi i suoi libri!!(anche perchè prima o poi li terminerai tutti ;) )

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